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quel demone di Eros

8 gennaio lezione on line di filosofia antica

Uno dei dialoghi più belli scritti da Platone è il Simposio in cui il protagonista di rilievo è Socrate che produce un lungo intervento sull’amore mettendolo sulla bocca di una donna, Diotima.

Dell’amore si coglie il suo carattere mediano tra il cielo e la terra, quella sospensione che non risolve nel possesso il desiderio di libertà, che non chiude nella protezione lo slancio dell’esposizione, che non sistema nell’ordine la tensione per l’eccesso, che non costringe nella misura la voglia di oltrepassarla, che non blocca nell’immanenza l’anelito per la trascendenza.

Amore (philos) è contenuto nella parola filosofia che quindi partecipa dei suoi stessi caratteri. Il filosofo ama, desidera il sapere perché non lo possiede e quindi tende continuamente verso di esso. Il presupposto per conservare questa intenzionalità mai risolta è proprio la consapevolezza di non sapere. Tale consapevolezza è ciò che nel pensiero socratico viene definita ignoranza.

” Eros è un grande demone perché tutto ciò che è demonico è qualcosa di mezzo tra dio e mortale” (Platone, Simposio)

  • Posti disponibili: 20
  • Quando: 8 gennaio 2021
  • Quota di partecipazione: contributo volontario
  • Termine per le prenotazioni: 7 gennaio 2021
  • Modalità di prenotazione: con messaggio whatsapp, messenger, mail

Informazioni utili

A seguito della prenotazione (obbligatoria) il richiedente riceverà una mail con tutti i dettagli tecnici per partecipare. All’atto della prenotazione è necessario comunicare il proprio indirizzo mail con dominio gmail.

2 Comments

  1. Antonietta Piccino ha detto:

    Io dico che Eros è una gran bella gatta da pelare. Se è vero che dopo i primi anni di relazione con il partner, si sperimentano i primi segni di “cedimento” del desiderio e si comincia a vedere l’altro per come è realmente (senza gli abbellimenti dell’idealizzazione), allora l’amore è una gran bella rogna! Ecco che, probabilmente, per alcuni è meglio evitare ogni tipo di relazione un po’ più intima con un altro essere umano, proprio per evitare di incappare in relazioni che potrebbero diventare “pericolose”. Si, pericolose! Uso questo termine perché, sulla base della mia esperienza posso affermare che la relazione più pericolosa è proprio quella con il mio partner. Perché di fronte a lui, se sono autentica, devo mostrare le mie debolezze, le mie paure e storture. E a sua volta, lui fa lo stesso, mi mostra le sue parti “rotte”, immature, quelle che non vorrebbe mostrare agli altri. Così facendo, guardando in faccia l’altro, ognuno di noi si rivela a se stesso per quello che è interamente (non più solo bellezze). Ed è forse proprio questa l’esperienza più potente dell’Amore. Quella di rivelarsi imperfetti, anche fragili, in una sola parola, UMANI.

    P.s.: visto che non sono proprio fotogenica, allora è meglio apparire come “sconosciuto”! 😛

  2. michele de pasquale ha detto:

    Sì Tonia ha ragione: l’amore è una delle esperienze più potentemente drammatiche perché rivela noi a noi stessi, senza quella maschera necessaria che ci serve per vivere con gli altri. La relazione col partner è destabilizzante perché obbligandoci a guardare in faccia ciò che non vorremmo vedere, mette costantemente in pericolo il precario equilibrio che con fatica pensiamo di aver raggiunto. Tonia definisce “umanità”, “imperfezione”, “fragilità” questa parte nascosta di noi stessi, che ci piacerebbe ignorare ma non riusciamo a farlo perché purtroppo ci costituisce. Un fondo oscuro, ignoto che ci appartiene. Cosa potrebbe essere questo fondo oscuro e ignoto? Questo passaggio del Simposio platonico forse potrebbe essere rivelativo:
    “ Queste persone quando incontrano l’altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall’affinità con l’altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei – per così dire – nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s’aspettano l’uno dall’altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell’amore: non possiamo immaginare che l’attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C’è qualcos’altro: evidentemente la loro anima cerca nell’altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza. […]”

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