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monotonia
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euristica della paura

Sentiero Italia: da Lama d’Api (gps 41.02091, 16.41235) a Quasano (gps 40.96512, 16.57777)

Lunghezza del percorso km 17,5; guadagno/perdita in elevazione 340 / – 365 metri; quota massima: 392 metri, quota minima 272 metri.

Centri attraversati: Quasano.

Pernotto: B&B La Pineta (349 402 5275).

24 ottobre. Oggi mi aspetta la tappa più breve del mio cammino, meno di venti chilometri. Me la prendo comoda. Ne approfitto per rimanere un po’ di tempo in più in questo bell’agriturismo che mi ha ospitato. Scambio quattro chiacchiere col gestore che mi racconta delle difficoltà nella gestione della struttura in epoca covid per le prenotazioni disdette o in forte calo. Pur essendo un’impresa a gestione familiare si fa fatica a tirare avanti.

Certo è complicato conciliare tutela della salute ed economia. La paura che comprensibilmente circola tra la gente è un meccanismo di tutela della vita. La paura, per il filosofo tedesco Jonas, ha addirittura la dignità di fondamento etico della nostra responsabilità, ovvero della cura per un altro essere. Egli riconosce alla paura la possibilità di scoperta di nuovi principi etici che devono ispirare i nuovi doveri dell’individuo tecnologico tesi a tutelare l’uomo da scelte irresponsabili. Infatti la tecnica ha prodotto degli scenari le cui conseguenze, per alcuni aspetti, sono ignote all’uomo. Al cospetto di questa ignoranza, la paura induce alla precauzione che si manifesta nella non-azione (se non siamo sicuri delle conseguenze di quello che vorremmo fare) o in azioni i cui effetti sono certamente diretti a tutelare la vita.

Sono convinto che i provvedimenti governativi – che incontrano l’opposizione degli esagitati negazionisti – siano guidati da questo principio di responsabilità. Scelte difficili perchè devono contemperare due beni che entrano in conflitto: salute ed economia. Quanta salute dei cittadini si vuole mettere a rischio per salvare l’economia? Quanta economia si vuole mettere a rischio per tutelare la salute dei cittadini?

Mi avvio per la mia tappa giornaliera. Il tempo è velato. Il sole fa fatica a liberarsi dalla coltre che lo copre. Il clima è antipatico, caldo-umido. La situazione socio-climatica mi comunica un senso di oppressione. Il primo pezzo del percorso è all’interno di un bosco di roverelle, sempre seguendo il tracciato dell’Acquedotto. Di colpo il paesaggio cambia: devo attraversare una cava di pietre. Il suo desolante paesaggio con i segni dello sventramento della montagna non mi aiutano certo a sollevare l’umore di oggi.

Oltre la cava, il paesaggio è alquanto piatto. Piantagioni di mandorli e pajare (le tipiche abitazioni trulliformi) fino a raggiungere la meta dove passerò la notte, Quasano. Una piccolissima frazione di Toritto, abitata d’estate ma deserta per il resto dell’anno. Non c’è un bar aperto, non c’è un negozio di alimentari. Ed inizia a piovere.

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