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rivelazioni del cammino

Cammino Basiliano: da Cerchiara (39.85852, 16.38205) a Civita (39.82747, 16.31388)

Lunghezza del percorso km 15,7; guadagno/perdita in elevazione +790/ -1.035 metri; quota massima 1.058 metri, quota minima 240 metri.

Pernotto: B&B La Castellana (340 479 4467). Cena: Ristorante Agorà (0981 73410)

16 ottobre

(A.) Per me camminare è una sfida con me stesso per trovare un io diverso, più autonomo, più resiliente rispetto a quanto lo sia stato nel mio vissuto finora. Il cammino è riuscire a trovare le radici del sé profondo attraverso anche l’incontro con le persone, la scoperta della natura in posti nuovi.

(R.) Per me il cammino è la ricerca dell’essenzialità da portare anche nel mio quotidiano. E’ condivisione di fatica e di sostegno quando si cammina insieme. È gioia per gli occhi perché la natura ti si presenta in tutta la sua bellezza ora aspra, ora dolce. Hai il tempo per guardare e fotografare per la propria memoria. È incontro con le persone dei paesi che attraversiamo per dar vita a piccoli dialoghi da cui cogliere elementi di un vissuto recente o antico.

(M.) E’ molto vero quello che avete detto, si vede che siete camminatori “incalliti” perché avete scoperto che il cammino non è solo una attività fisica, che diventa piacevole quando è svolta in suggestivi paesaggi naturali, camminare è molto di più. E’ soprattutto una attività spirituale.

(R.) Eh sì, camminare è una dimensione del cuore perché predispone l’animo ad apprezzare ogni aspetto del cammino, a vedere il bello nella semplicità delle cose, a liberarsi dai condizionamenti del quotidiano. Io amo camminare, ogni passo è scoperta e tanti passi sono libertà, felicità e spesso coraggio ad accettare la fatica. A 67 anni faccio fatica ma l’entusiasmo è sempre lo stesso dei miei anni giovanili in cui con facilità raggiungevo le cime delle Dolomiti.

(M.) Penso che il camminare racchiuda una potente metafora della nostra esistenza: l’andare oltre. Infatti il camminare rinvia a quel senso che la stanzialità delle nostre abitudini, l’immobilità a cui destiniamo i nostri corpi, tende a dimenticare. Camminare è simbolo della trascendenza che costituisce la natura più propria del nostro essere: ci ricorda che, per quanto il desiderio di stabilità sia forte, sempre avvertiamo la tensione a guardare oltre, quasi che il senso del nostro esserci non possa essere rintracciato nella immobilità ma solo nel movimento che ci predispone ad una apertura continua.

(A.) Mi ritrovo in quello che dici se interpreto l’andare oltre di cui parli come metafora del viaggio interiore, della conoscenza di sé stessi.

(M.) E’ così. Infatti Thoreau, un filosofo americano dell’800 sosteneva che il camminatore diventa un esperto di cosmografia interiore, uno che volgendo l’occhio all’interno di sé, scopre migliaia di regioni ancora vergini.

(R.) Nel cammino ho imparato ad apprezzare l’importanza del silenzio spesso assente dal caos delle nostre quotidianità.

(M.) Vero. Cogliere il silenzio e viverci dentro senza avvertire quell’irrefrenabile desiderio di riempire il vuoto che crea. Silenzio che costituisce l’opportunità per riflettere sul proprio autocontrollo ed equilibrio emotivo, per far emergere elementi del proprio sentire/agire rimasti sepolti. Silenzio che ci permette di cogliere quei rumori di sottofondo di cui quotidianamente non ci rendiamo più conto. Silenzio che ci aiuta a vivere un tempo che non scorre, un tempo che dissolve l’ordine della successione.

(precedente – dal Pollino alla Sila 2 – continua)

Dal centro di Cerchiara si imbocca il sentiero per il Santuario di Santa Maria delle armi che sale, aggirando il monte Panno Bianco, sviluppando un dislivello di oltre 400 metri nei primi 5 km. Si godono splendidi panorami dell’abitato di Cerchiara con le sue caratteristiche case a semicerchi concentrici, del golfo di Sibari ed in prospettiva dei monti della Sila. Raggiunto il santuario, si scende prima per un’asfaltata e poi per un sentiero che dopo 3 km incrocia l’asfaltata proveniente da Francavilla Marittima. Percorsi 4 km in direzione dell’abitato di Civita, raggiunto quasi il livello del Raganello, si imbocca a destra un’antica mulattiera che si dirige verso nord-ovest in direzione di Civita. Con un po’ di difficoltà,  a causa dell’intasamento del sentiero che non rende agevole il suo percorso, si raggiunge il Ponte del Diavolo ed oltrepassatolo, con un ultimo strappo in salita in forte pendenza, si raggiunge Civita.

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