accettare di finire
28 Settembre 2023
verso una spiritualità laica, senza religione, senza Dio, senza credenze
2 Ottobre 2023

etica del finito

Sentiero Italia: da Senerchia (40.74236, 15.20389) a Contursi Terme (40.65003, 15.23759)

Lunghezza del percorso km 17; guadagno/perdita in elevazione +413/ -738 metri; quota massima 602 metri, quota minima 125 metri.

Pranzo: Agriturismo Valle degli Ulivi a Contursi Terme (0828 991301)

Centri attraversati: Contursi Bagni

24 settembre. Se la finitudine contrassegna la nostra visione del mondo, ogni nostra comprensione, ogni ricerca di senso, non può avvenire che a partire da essa. Ed è dalla nostra particolare comprensione del mondo che va generandosi il modo con cui lo abitiamo, facendo diventare azioni le nostre  intenzioni e sviluppando così  una nostra etica.

La questione etica potrebbe configurarsi anche in questi termini: come gestire il potente flusso d’energia presente in ogni forma di vita? Un flusso energetico che ha conosciuto varie definizioni: l’energheia aristotelica, la monade leibniziana, il conatus spinoziano, la  volontà di vivere schopenhaueriana, la volontà di potenza nietzschiana, la libido freudiana.

E’ necessario acquisire consapevolezza della potenza del nostro conatus existendi (il flusso energetico che promana dall’essere vitale) per cercare di dargli forma, ovvero convogliarlo, disciplinarlo, orientarlo, affinché non vada oltre misura. Infatti la sua libera affermazione potrebbe diventare una forza distruttiva per il “mondo”, un potere disgregante. Potrebbe sostanziarsi in azioni all’apparenza immediatamente vantaggiose per chi le compie –  non per tutti -,  ma che, nel lungo periodo, gli si potrebbero ritorcere contro. Un potere siffatto è male. E’ violenza, odio, Thanatos (= morte). Se invece questo potere viene governato, acquisisce una forma capace di essere fattore di aggregazione nel “mondo”: non divide come il male, ma unisce, e pertanto è il bene. E’ un potere che si manifesta come nonviolenza, amore, Eros. Dare forma alla potenza, governare l’energia della vita, significa trovare la giusta misura.

Nella Natura è già operante un meccanismo del genere. In essa vige un principio di equlibrio (omeostasi): il potenziale flusso di energia operante per l’accrescimento che anima ogni organismo vivente viene mantenuto sempre entro i limiti della propria potenza. E’ come se la Natura tendesse ad un punto di equilibrio tra quel che può e quel che vuole essere.

E’ praticamente il meccanismo della scelta etica messa in campo da un individuo: la potenza diventa una virtù (= il comportamento migliore) quando è governata e pertanto produce un’azione etica. Quando si è succubi di questa potenza, siamo in preda di passioni che facilmente possono evolvere in un vizio. Come l’omeostasi è il raggiungimento di un equilibrio della vita che assicura sopravvivenza e benessere, così la mesotés (= ricerca della giusta misura tenendo conto delle variabili in gioco per deliberare il comportamento migliore) conduce alla possibilità di una vita virtuosa, garanzia di benessere.

Un’etica del finito è forse ciò che occorre per curare il delirio di onnipotenza dell’homo technologicus. La generazione di quelle che abbiamo definito controfinalità – il suo intervento sulla Natura ha creato un disordine maggiore di quello da cui ci si voleva tutelare – chiama in causa la condotta dell’uomo che deve trovare un nuovo equilibrio. Prudenza e moderazione dovrebbero arginare il suo furore consumistico potenziato dalla grande capacità tecnica acquisita. La pratica della giusta misura dovrebbe costituire la regola nel suo rapporto con la Natura.

Un’etica del finito, infine, potrebbe costituire anche la strada per recuperare, nell’oggi, una riflessione sul “divino”, dopo la crisi dell’ontoteologia. Una riflessione che dia vita ad una moderna spiritualità per individui consapevoli di muoversi nei confini dell’immanenza di un mondo destinato a finire. Il senso di provvisorietà e contingenza dovrebbe lasciar spazio al sentimento della cura – l’attenzione e sollecitudine per il “mondo” , per gli esseri animati che lo abitano, per la Natura che lo costituisce -, della pietas – che disattiva l’istinto al predominio e all’asservimento  rafforzando la partecipazione affettuosa al dolore del “mondo” -, dell’amore grazie al quale ci si trascende nella reciprocità e non si rimane isolati nella separazione.

(finitudine 5 – fine)

Da Senerchia si scende su strada asfaltata e poco trafficata da cui è possibile avere una bella vista sulla Valle del Sele. Si attraversano frazioni del comune di Oliveto Citra fino ad oltrepassare il fiume Sele su via Ponte Oliveto. A circa 3 km dal passaggio sul Sele si dovrebbe imboccare la strada panoramica Tufaro Varone: purtroppo è interrotta da una frana. Allora conviene proseguire sulla SP 429 e poi raggiungere Contursi Terme seguendo la SP 10.

Comments are closed.