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Tratturo Regio Castel di Sangro – Lucera: da Pietracatella (41.58107, 14.87253) a San Marco La Catola (41.52763, 15.00542)

Lunghezza del percorso km 20,5; guadagno/perdita in elevazione 760 / – 810 metri; quota massima: 690 metri, quota minima 195 metri.

Pernotto: B&B Valle Saccone (329 008 3697)

20 ottobre. L’uscita da Pietracatella avviene attraverso un camminamento su sterrato che taglia i tornanti della provinciale verso il fondovalle. Si prosegue, sempre per sentieri, in direzione di Serra Donatello e Colle Marrone fino ad attraversare su un ponticello il torrente Tappino.

Dopo una decina di km sono di nuovo sul Tratturo che si sviluppa fiancheggiando il torrente. In alcuni tratti liberi dalla vegetazione è possibile ancora osservarne il tracciato nella sua larghezza. Lo percorro per circa 5 km alternando il camminamento tra la fascia erbosa e la statale 645.

Dopo aver oltrepassato il Ponte dei 13 archi il Tratturo continua il suo percorso affiancando il torrente La Catola e la statale 17; in direzione di Toppo Papa, abbandono il tracciato tratturale svoltando a sinistra per salire verso San Marco La Catola. Gli ultimi 6 km prima di giungere al paese, sono quasi tutti in salita camminando tra coltivi e sentieri.

La maggior parte dell’anno (da settembre ad aprile) veniva trascorsa dai pastori nel Tavoliere lontani dalla loro compagna, lontani dalla opportunità di trovarne una – qualora non l’avessero – considerati i luoghi della loro vita. Come rispondevano al desiderio del corpo, come colmavano il loro bisogno di affetto? Certamente l’estenuante fatica del lavoro contribuiva a spegnere il fuoco del desiderio; alcuni, forse, mettevano in atto processi di sublimazione orientando l’eros in altre direzioni. Altri, forse, si abbandonavano a pratiche animalesche. Questa dimensione della loro vita viene spesso trascurata nel ricordo dei processi della transumanza, però certamente ha costituito un fattore di sofferenza per queste esistenze erranti.

(precedente – tratturo 6 – continua)

Dalla gonna scura escono i piedi scalzi, imbrattati di terra. Il corpetto chiaro ed aderente rivela le spalle forti; le maniche rimboccate oltre il gomito scoprono due braccia robuste, che si muovono forte nel ritmo del lavoro, accompagnato dal ciondolare lieve del capo. Non riesce a lui di vedere il volto anche perchè il grosso fazzoletto, che comprime i capelli, scende con l’orlo a mezza fronte. Di colpo lei si raddrizza sul busto, butta indietro la testa con una lieve smorfia di dolorosa stanchezza. Lo vede e, come se sbigottisse,spalanca gli occhi e apre la bocca per un grido che non esce. Denti bianchi, bianchissimi dietro labbra sottili e rosse, carne scura del volto, la fronte, il naso, il mento, il collo sembrano di rame, fanno pensare alla grande calura estiva del Tavoliere, al sole implacabile, alla luce violenta. Violenta è pure la luce di quelle pupille che ora lo fissano, lo tengono fermo perchè la meraviglia lo ha stordito. Poi lentamente la mano va a toccare la falda del cappello e lo solleva un poco. Lei si acciglia per un attimo ma si mette subito a ridere, risponde con un “buongiorno” e la voce è calda. Due metri di acqua tra di loro; e che sono … tu sei in un luogo deserto e puoi fare quello che vuoi. E che fai? Un desiderio indistinto, come un’ansia, gli batte alle tempie, lo afferra alla gola. Due metri di acqua soltanto. Il volto gli si accalda e il balzo è inatteso, inatteso anche per lui, che si trova al di là, vicinissimo, accanto alla donna. Essa si acciglia di nuovo, contrariata, severa e si alza in piedi: è alta come lui. Si guardano ed egli scopre certe piccole rughe tra le tempie e gli occhi, dentro i quali la luce è divenuta più violenta. Anche ai lati della bocca due piccoli segnidi rughe; avrà forse dieci anni più di lui e che importa? Non afferra le prime parole di lei, poi comincia a comprendere; lo tratta come un ragazzo. S’indispettisce a sentirla distaccata, lontana dal desiderio che avvampa dentro di lui e gli rende rauca la voce.Lei forse ha capito quello che vuole ma insiste nel tono materno. Sorride.” (da F. Ciampitti, Il Tratturo)

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