satyagraha
5 Aprile 2023
tecnica oltre l’etica
5 Aprile 2023

essere oltre l’avere

Via Peuceta: da Altamura (40.82767, 16.55313) a Gravina di Puglia (40.81668, 16.41705)

Lunghezza del percorso km 20; guadagno/perdita in elevazione +330 / -460 metri; quota massima 520 metri, quota minima 300 metri.

Pernotto: B&B Oppip (080 3212164); cena: Osteria Sant’Agostino (080 9698809)

30 marzo. Per Gandhi l’umiltà è la condizione ma anche il banco di prova dell’esercizio della nonviolenza. Una umiltà praticata – non semplicemente dichiarata a parole – che nasce dalla consapevolezza della propria imperfezione e fragilità, e pertanto aperta al desiderio di costruire, insieme all’avversario, il bene. Solo l’umiltà sincera è capace di non lasciarsi imprigionare dalla legittima indignazione per il torto subito che infiamma l’animo spingendo a reazioni anche violente. Solo chi è umile cerca un compromesso con l’avversario.

Gandhi: “La non-collaborazione è un movimento in cui non c’è posto per le vanterie, le grandi dichiarazioni e la doppiezza. E’ un movimento che tende a tradurre le idee in azione. Chi pratica la non-collaborazione cerca di richiamare l’attenzione degli altri e di porsi come esempio non con la sua violenza ma con la sua riservata umiltà. Egli lascia che le sue azioni concrete parlino per la sua fede. La sua forza sta nel fare affidamento nella correttezza della sua posizione. E la convinzione di tale correttezza si fa strada anche nel suo avversario, quando egli interpone tra questo e le sue azioni il minor numero di discorsi possibile. I discorsi, specialmente se arroganti, tradiscono una mancanza di fiducia, e rendono l’avversario scettico sull’efficacia dell’azione stessa. L’umiltà dunque è la chiave per giungere ad un rapido successo. Spero che tutti i seguaci della non-collaborazione riconoscano la necessità di essere umili e moderati”.

Il nonviolento deve abituarsi a convivere con la perdita perché spesso la lotta nonviolenta potrebbe essere costellata da minacce e sconfitte che alimentano la paura di perdere qualcosa a cui teniamo. E’ importante che il nonviolento si educhi al distacco – non nel senso di spogliarsi dei beni che potrebbe perdere – ma sentendosi padrone di essi e non dipendente da loro.

La paura della perdita potrebbe riguardare pure i beni immateriali a cui si è legati profondamente come l’immagine con cui ci si presenta al mondo, quella che alimenta anche il nostro narcisismo ed egocentrismo. In questo caso la perdita diventa auspicabile perché l’indebolimento dell’egoità ci disporrebbe maggiormente alla possibilità dell’incontro e del dialogo autentico, anche con un avversario. La consapevolezza della perdita potrebbe rendere ancora più forte e determinata l’azione del nonviolento perché si subisce meno il ricatto della perdita che frena il coraggio.

Gandhi: “Le ambizioni economiche e la resistenza passiva non possono coesistere. Non si pretende che coloro che possiedono del danaro se ne disfacciano, ma che siano indifferenti nei confronti di esso. Essi devono essere pronti a perdere fino all’ultimo centesimo piuttosto che rinunciare alla resistenza passiva” 

(nonviolenza 3 – continua)

Il percorso – a tratti monotono – si snoda tra vaste distese coltivate a grano ed altri seminativi, verdeggianti in questa stagione. Si giunge a Gravina in Puglia attraverso una piccola macchia di bosco e una strada lastricata che conduce alle porte della città.

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