ripudio della guerra
15 Febbraio 2023
satyagraha
5 Aprile 2023

legittima violenza

Via Peuceta: da Cassano delle Murge (40.88904, 16.77190) a Santeramo in Colle (40.79562, 16.75645)

Lunghezza del percorso km 23; guadagno/perdita in elevazione +543 / -390 metri; quota massima: 509 metri, quota minima: 348 metri.

Pernotto a Cassano delle Murge: Tenuta Gentile (329 387 8808) / Pernotto e cena a Santeramo in Colle: a casa da Raffy (348 774 3477) / Braceria Laertina (080 3036164)

28 marzo. Impotenza. È ciò che prova chi, convinto della stupidità della guerra e consapevole dei giochetti per renderla necessaria, deve continuare ad assistere al massacro di vittime per la maggior parte pedine del gioco dei potenti. L’impotenza non deve condurre a disperare ma a pensare nuove vie per opporsi alla stupidità. Ed allora é un bene camminare per tornare alle fonti della nonviolenza, per curarsi dalla tentazione della violenza che minaccia anche il non violento, per alimentare la speranza che si aprano orizzonti più favorevoli all’esercizio della nonviolenza.

In ogni essere coesistono due tendenze: una ad autoaffermarsi e l’altra ad integrarsi in un tutto più grande. La prima tendenza potrebbe sostanziarsi in azioni immediatamente vantaggiose per chi le compie e non necessariamente per gli altri; queste azioni potrebbero avere un effetto disgregante e quindi essere violente e produttrici di morte. La seconda tendenza ha un effetto aggregante; coincide col tentativo di governare il conatus existendi, di dare forma alla potenza vitale ricercando costantemente la giusta misura. Essa tende a sostanziarsi come nonviolenza e amore.

La presenza virtuale giornaliera delle scene di guerra – della guerra russo-ucraina e di tante altre che funestano il mondo – ci ha indotto ad una certa familiarità con lo spettacolo della violenza. Una familiarità che riceve giustificazione dalla propaganda di guerra messa in atto dalla politica e dai mezzi d’informazione i quali, semplificando la scena con la divisione del mondo in buoni e cattivi, fanno passare l’idea che la reazione violenta ad un aggressore è lecita, anzi doverosa. E pertanto alimentare un conflitto con l’invio di armi al paese aggredito è una sorta di imperativo etico per la difesa della libertà e della democrazia. Che poi il foraggiamento della violenza produca morte e distruzione in ambo le parti sembra quasi un accidente trascurabile se si considera lo scopo finale: la difesa dei valori democratici!

La legittimità della risposta violenta viene rafforzata da una ingenua ed impropria proiezione delle dinamiche personali su quelle sociali. A noi sembra del tutto normale reagire energicamente ad un torto personale subito, e se il torto è grave la reazione deve essere immediata e forte: che cosa se non la violenza può assicurare immediatezza e forza?  E’ un dinamismo naturale che l’ingiusta offesa attiva automaticamente: sentiamo nascere un impulso  composto da rabbia, risentimento, rancore , che pretende immediata vendetta per ristabilire la giustizia venuta a mancare a causa del torto subito.

Ma i rapporti personali non sono la stessa cosa dei rapporti tra popoli. Il potere distruttivo di un singolo non è equiparabile a quello di uno Stato. Potrebbe verificarsi una eterogenesi dei fini: la violenza esercitata per difendere libertà e democrazia potrebbe condurre alla distruzione della vita stessa che a quel punto non avrebbe più alcuna libertà da difendere!

Sono assolutamente di buon senso alcuni interrogativi. Fino a che punto la reazione violenta ad una aggressione violenta riesce a tutelare quei beni che si stanno difendendo? La risposta violenta potrebbe correre il rischio di accelerare e radicalizzare l’offesa a questi beni che si vorrebbe tutelare ed in primo luogo alla vita stessa di chi reagisce? Se il mezzo usato (violenza) vanifica il raggiungimento del fine (tutelare la vita) è logico adottarlo?

Gandhi ebbe ben presente la questione quando alla vigilia della Marcia del sale riflettendo sulla violenza praticata anche dai “buoni”, scriveva: “E’ opinione generale che per quanto disorganizzato e per il momento ancora numericamente debole, il partito della violenza stia guadagnando terreno e cominci a farsi sentire. I suoi fini sono gli stessi che io mi prefiggo. Ma sono convinto che esso non può dare sollievo alle sofferenze delle grandi masse indiane. E si fa sempre più profonda in me la convinzione che soltanto l’assoluta nonviolenza può costituire un antidoto valido alla violenza organizzata del governo inglese. Molti pensano che la nonviolenza non sia una forza attiva. La mia esperienza, per quanto limitata possa essere, mi ha invece dimostrato che la nonviolenza può essere una forza intensamente attiva”

(1 nonviolenza – continua)

Si esce da Cassano delle Murge verso sud camminando per un breve tratto sul tracciato dell’acquedotto; si attraversano le Serre di Laudati passando davanti alla Tenuta Battista ed arrivando dopo circa 5 km a Grotta di Cristo. Seguendo una strada comunale e piccoli sentieri si arriva dopo 2 km all’agriturismo Amicizia. Si continua all’interno del bosco di roverelle e lecci della Mesola, camminando per stradine comunali e sentieri, attraversando pascoli e campi di grano nel tipico paesaggio carsico murgiano. Qualche km prima di arrivare a Santeramo si attraversa la Pineta Galietti che prende il nome dalla masseria settecentesca che sorge al suo interno.

Comments are closed.