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l'attenzione della paura

Sentiero Italia (variante): da Piani di Prata (41.14980, 14.60160) a Montesarchio (41.06474, 14.63977)

Lunghezza del percorso km 37,5; guadagno/perdita in elevazione 1.100 / – 1.650 metri; quota massima: 983 metri, quota minima 243 metri.

Centri attraversati: Laiano, Bucciano, Bonea

Pernotto: B&B Suite 01 (339 668 4501) Cena: Cantina del Barone (331 651 0612)

18 settembre. Il finimondo di ieri non è stato senza conseguenze. All’alba, appena avviato dal rifugio, vedo che la strada è disseminata di pietre, rami e foglie venuti giù dalla montagna. Addirittura in certi punti l’asfalto è stato squarciato dal fiume di massi rotolato dalla montagna. Una densa nebbia rende lo spettacolo ancora più spettrale. Il tracciato del Sentiero Italia entra subito nel bosco per farmi salire in quota fino ad intraprendere una discesa molto ripida verso il santuario di S.Maria del Taburno. Ho letto che nel pezzo iniziale il sentiero è quasi inesistente perchè invaso da felci e rovi. Non mi attira molto l’idea di dover procedere in mezzo alla vegetazione bagnata facendomi strada con le forbici. Decido, allora, di aggirare questi primi km di sentiero impraticabile seguendo l’asfaltata che porta verso la vetta del Taburno e, poi, mi immetterò sul tracciato.

Il desolante spettacolo della strada invasa da pietre rotolate dalla montagna continua. La nebbia cala giù sempre più fitta. Fa molto freddo. Io continuo a salire seguendo l’asfaltata. Mi sorgono dei seri dubbi sulla condizione dei sentieri che dovrei percorrere: quali saranno stati gli effetti della violenta attività temporalesca di ieri sullo stato dei sentieri? Il fiume d’acqua sceso dal cielo in che condizioni avrà ridotto la ripida discesa di sterrato verso il santuario? Probabilmente è più opportuno e prudente pensare ad un percorso alternativo che proceda il più possibile su asfaltata per raggiungere S.Maria del Taburno. Individuo, così, sulla mappa una stretta strada asfaltata che in tre km scende di quota avendo, così, la possibilità di aggirare la montagna per raggiungere la meta in sicurezza.

La strada è in una condizione pietosa, disseminata di massi. In alcuni pezzi le pietre hanno ricoperto interamente l’asfalto e per passare devo camminarci sopra. Ci sono tratti in cui sono costretto a passare sotto costoni verticali della montagna. Li attraverso con la paura che possa precipitare da un momento all’altro qualcosa. Cammino svelto in silenzio, non uso neanche i bastoncini. Non faccio rumore, costantemente con l’orecchio teso al minimo suono di un rotolare di pietre per ripararmi prontamente dietro un albero. In questi casi la paura è una preziosa compagna se la mente riesce a modificare la paralisi a cui potrebbe costringerti in attenzione e vigilanza per avvertire in tempo il pericolo.

Finalmente, dopo circa un’ora di tensione, giungo quasi a valle. Mi rassereno, rallento l’andatura e godo per lo scampato pericolo mangiando alcuni fichi dolcissimi colti da un albero sul mio cammino. Attraverso il piccolo borgo di Laiano e mi immetto sulla strada provinciale che lambendo le falde della montagna mi conduce a Bucciano. Il percorso alternativo di oggi mi costringerà ad allungare di una decina di km la tappa (oggi penso che sfiorerò i 40). Faccio pertanto una pausa mangiando una gustosissima mozzarella di bufala acquistata in una macelleria che attira la mia attenzione, la bottega del Taburno. Di fianco noto un cartello con l’indicazione Santa Maria del Taburno, 3 km. Chiedo il favore di parcheggiare lo zaino ad un tabaccaio con cui ho scambiato due chiacchiere per salire al santuario più leggero; l’avrei ripreso al ritorno. Mi faccio così questi 3 km a salire verso il luogo che, invece, avrei raggiunto – se avessi percorso il tracciato del Sentiero Italia – scendendo dal Taburno.

Alle 15, sotto un sole fastidioso ed un caldo soffocante, sono di nuovo in cammino per farmi gli ultimi 8 km fino a Montesarchio, roccaforte sannita che vanta la localizzazione delle forche caudine dove i romani vennero umiliati nel loro secondo conflitto con questo fiero popolo di pastori guerrieri.

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